giovedì 26 aprile 2012

E DA BERE...?

Voglio parlare di una pubblicità che ho visto in questa estate più volte in televisione.
L'ambientazione è un ristorante dove un ragazzo ordina da mangiare tutte cose molto salutistiche e biologiche. Lo fa in maniera molto pedante, tanto che ti viene da pensare che il ragazzo sia poco interessante, pesante, antipatico. Il cameriere chiede: "E da bere...?".
Il ragazzo ci pensa e proprio in quel momento arriva una ragazza che, come a volerlo salvare, non solo dalla scelta, ma soprattutto dal suo essere così noioso, dice il nome di una bevanda, e tutto si fa più interessante e brioso.
Questa pubblicità mi ha infastidito da più punti di vista.
Innanzitutto nel far passare la bevanda come una bevanda salutistica, che ben si sposa con un mangiare sano e bio, mentre ogni nutrizionista può dire chiaramente quanto piena di zuccheri e poco salutare sia la bevanda.
In secondo luogo nel far passare l'alimentazione sana e naturale come qualcosa di noioso e poco brioso: un'alimentazione così può redimersi solo se la "aggiustiamo" con un qualcosa che la renda appetibile!
Infine, cosa che non ha nulla a che fare con il cibo, con il ruolo di salvatrice che la ragazza ha nei confronti del ragazzo: la donna viene chiamata a prendersi cura e salvare il povero maschietto impacciato e perdente.
Non era meglio quella "tutta ciccia e brufoli"?

Dr.ssa Alfonsina Pica

lunedì 16 aprile 2012

L’AUTOSTIMA: IL NUTRIMENTO VITALE DELLA MENTE



Il benessere fisico è strettamento legato al benessere psicologico in una unità difficilmente divisibile, per questo è importante porre la nostra attenzione e dedicareun pò delle nostre energie anche a coltivare quest'ultimo per coglierne i frutti anche su un piano fisico.
Il benessere psicologico trova il suo nutrimento nell’autostima, una profonda e potente necessità umana che salvaguardia la salute e la funzionalità della mente in quanto genera la musica di sottofondo che va ad influenzare ogni nostra emozione, pensiero, scelta e comportamento e così la nostra vita e la possibilità di goderne. La sua presenza ci permette di vivere meglio, di reagire alle sfide e alle opportunità in modo più appropriato e di sfruttare tutte le nostre risorse.
L’autostima risiede nell’intimo del nostro essere, rappresenta molto di più del senso innato del valore di sé, è sentirsi adeguati alla vita a e alle sue richieste e  si regge su due pilastri: il senso di efficacia, un senso basilare di fiducia nelle nostre capacità di pensare, capire, scegliere, imparare, prendere decisioni e di superare le sfide fondamentali della vita, e il rispetto di sé, la convinzione di avere il diritto di affermare le nostre opinioni, bisogni e desideri, di meritare la felicità, l’amore e di sentirci giusti come persone al di là dei nostri successi. Possibilità esistenziali che derivano da ciò che io penso, credo e sento riguardo a me stesso, da un sistema di valutazioni e convinzioni interne che ci creiamo durante tutto l’arco della vita in seguito alle esperienze vissute e all’interpretazione di esse, che generano un’autoimmagine mentale di noi stessi più o meno inerente alla realtà.  Essa diventa il nostro sistema guida, un nucleo che si annida nella nostra mente, con cui filtriamo, leggiamo quello che ci succede o che programmiamo di fare, che può esserci amico o nemico.
Ecco che una bassa autostima non solo inibisce il pensiero ma tende a distorcerlo così che utilizzeremo le nostre energie per criticarci, giudicarci, limitarci e saremo condizionati dalla paura in tutto quello che facciamo, vivremo per evitare il dolore più che per sperimentare la gioia e agiremo per dimostrare di essere “abbastanza”, per ricevere approvazioni e non per vivere le nostre possibilità, minando la possibilità di provare soddisfazioni, piacere e felicità.
Affrontare la vita con bassa autostima significa trovarsi in grave svantaggio e possederla nel tempo non è un dono ma una conquista. Nella vita nessuno ci fa più male di quanto ce ne facciamo da soli, sviluppare un buon sistema di sostegno interno, accettare le proprie debolezze, coccolarsi e perdonarsi, è essenziale per la maturità umana e il benessere fisico e psichico. Perché il dolore non può essere evitato ma la sofferenza inutile si.
Dr.ssa Manola Orsi

martedì 3 aprile 2012

VOGLIO LA MIA INSALATA!


Ho una figlia di 5 anni che è sempre stata mangiona, fin da appena nata. Ha sempre mangiato tutto molto volentieri, anche in fase di svezzamento. Ha iniziato a dire di no a varie verdure dai 2 anni in su, anche se ora ha ripreso a mangiarle di nuovo.
Voglio raccontare 2 episodi molto carini che hanno per oggetto l'insalata.
Il giorno di carnevale di 2 anni fa era vestita da coniglietta, con tanto di orecchie rosa e baffi disegnati.
Era stata tutto il giorno fuori a guardare maschere e carri, e la sera eravamo a cena a casa dei nonni. La nonna aveva preparato l'insalata, ma la bimba non la mangiava mai. Quella sera disse: "Voglio mangiare l'insalata, perchè i conigli mangiano l'insalata!". E così fece la coniglietta fino in fondo...
L'altro episodio è avvenuto lo scorso anno. Una sera, mentre preparavo l'insalata le ho detto: “Vuoi tagliarla tu la tua insalata?”. Lei fu subito contenta, così le diedi tagliere, coltello e insalata e cominciò a tagliarla (non sto a dire le dimensioni dei suoi pezzi...). Poi la mise in una ciotolina e le diedi olio e sale per condirla.
A tavola ci mettemmo a mangiare e lei mi disse: “Mamma, voglio la mia insalata!” e la mangiò tutta, con grande soddisfazione di noi genitori... e anche e soprattutto sua!
Voglio usare questi episodi per parlare dei bambini, delle loro scelte alimentari e delle nostre risposte di adulti. L'alimentazione dei bambini mette molto spesso in ansia i genitori, e l'ansia non aiuta i genitori ad essere bravi educatori alimentari e a trasmettere il piacere del cibo; non aiuta al tempo stesso i bambini a gustare, sperimentare, accogliere e rifiutare i cibi.
Permettere tutto questo ai bambini significa lasciar loro la libertà di assaggiare e dire sì o no al cibo, senza reagire come se i loro sì e i loro no fossero per tutta la vita! I bambini hanno gusti mutevoli, e molto spesso è il nostro atteggiamento di adulti a favorire il permanere di modalità fisse e negative nei confronti del cibo, trasformando il mangiare in un gioco di potere, che spesso sono i bambini stessi a gestire!
Se invece lasciamo che siano loro a relazionarsi al cibo che NOI abbiamo messo a tavola (la responsabilità di come nutrirli e il potere di scegliere i cibi deve restare degli adulti), allora potranno avvicinarsi con curiosità, con fame, con desiderio e anche con rifiuto. Poter avere questa libertà permette loro di vivere il cibo come momento positivo e non come una lotta.
Dr.ssa Alfonsina Pica
Questo post partecipa al blogstorming di http://genitoricrescono.com/tema-del-mese-educare-a-mangiare/


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